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Cronaca Cison di Valmarino

Omicidio di Rolle, Sergio Papa chiederà la revisione del processo

Sono passati quasi due anni da quando, nel giugno del 2022 la condanna all'ergastolo del 38enne è passata in giudicato. L'uomo, recluso nel carcere di Treviso, vuole però che il suo caso venga riconsiderato, malgrado le prove schiaccianti che avevano superato tre gradi di giudizio

Sta scontando nel carcere di Treviso, da quasi due anni, l'ergastolo per l'omicidio dei Loris e Annamaria Nicolasi, i due pensionati di Rolle, una frazione del comune di Cison di Valmarino, trucidati a colpi di roncola il 1 marzo del 2018 all'interno della loro casa. La sentenza è passata in giudicato avendo la Corte di Cassazione, nel giugno del 2022, confermato la condanna. Ma Sergio Papa vuole, malgrado le prove a suo carico siano state considerate schiaccianti, la revisione del processo. Per questo si è affidato ad un legale disponibile ha presentare la richiesta, che dovrà essere inoltrata alla Corte d'Appello di Trento.

Come Olindo e Rosa, la celebre coppia che uccise, l'11 dicembre del 2006, a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e infine la vicina di casa Valeria Cherubini, anche l'autore dell'efferato omicidio dei due pensionati vuole insomma che le prove e l'intero andamento del procedimento a suo carico vengano riconsiderati. L'intenzione di Papa è evidentemente una disanima diversa da quella fatta fino ad ora dai giudici delle comunque fragilissime circostanze che deporrebbero a suo favore. "La prove a carico - scrissero nelle motivazioni gli Ermellini - sono confermate da una pluralità di significati probatori, che spiegano tutti i fatti disponibili e che non risultano essere smentite da elementi di prova di segno opposto, neppure venendo il rilievo la plausibilità di ipotesi ricostruttive con esse in conflitto, che possano, certo, dirsi avvalorate da minimi elementi di prova".

Secondo le indagini, svolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Treviso e coordinate dal pubblico ministero Davide Romanelli, ad incastrare Papa ci sarebbero state le sue confidenze autoaccusatorie al marocchino Charaf Eddine Bilali, che sarebbero di natura confessoria in quanto, davanti ad un telegiornale che parlava del ritrovamento della coppia di anziani, trucidata nel giardino della propria abitazione, avrebbe detto di essere stato lui a ucciderli, mettendosi a piangere.

E poi le intercettazioni delle conversazioni telefoniche e ambientali tra i genitori di Papa, il padre Fulvio e la madre Maria Teresa, e il loro tentativo di preconfezionare delle dichiarazioni false da riferire agli investigatori. Ma è il Dna la prova che inchioda definitivamente il 37enne. Cioè quelle tracce sotto l'unghia della mamo sinistra della Nicolasi, «a conferma - scrissero i giudici di secondo grado che si espressero sul caso nel novembre del 2020 - che la donna tentò disperatamente di difendersi dall'aggressione».

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